sabato 6 marzo 2010

La finale scudetto di Tarci


Riportiamo un articolo tratto da "La Provincia di Varese" che parla della situazione che sta vivendo Tracisio Vaghi, coach molto conosciuto della nostra zona e che ha allenato anche a Castellanza.


VARESE
Soltanto lo sport, soltanto il basket sono capaci di regalare delle storie così, capaci di lasciarti un po’ stupito e un po’ ottimista a ripeterti che in fondo il mondo non è un posto poi così brutto. E come spesso accade, le storie più belle nascono dal buio di momenti terribili e difficili,
raccontate dalla forza di persone speciali che nella vita non hanno mai mollato.
Tarcisio Vaghi è un allenatore di basket, varesinissimo, testimone di quanto la nostra terra sia prolifica nello sfornare competenze e passioni legate alla palla a spicchi. Tutta la trafila delle serie minori, poi la panchina di Legnano prima di diventare responsabile del settore giovanile del Campus con uno scudetto nella categoria Cadetti che gli spalanca le porte della serie A. Assistente prima di Cadeo e poi di Magnano alla Pallacanestro Varese, capoallenatore a Castelletto in LegaDue, assistente di Marco Crespi a Casale e poi in A1 a Teramo: un ragazzo giovane, appassionato di basket e talmente bravo e fortunato da essere riuscito a trasformare
la sua passione di sempre nel lavoro di tutti i giorni.
Poi lo schiaffo, forte e improvviso, che ha rimescolato le carte. L’estate scorsa i primi malesseri, gli esami, e la diagnosi: leucemia. Da quel giorno la vita del “Tarci” è cambiata di botto: terapie
da seguire, ospedali da girare, ma anche tante nuove persone da conoscere e tante storie da toccare con mano e condividere. Oggi Tarcisio è una delle tantissime persone in attesa
di un trapianto di midollo osseo, e la sua esperienza lo ha portato a diventare un attivista dell’Admo (
http://www.admolombardia.org/), l’associazione che riunisce tutti i donatori.
La bella storia di cui parlavamo prima, la facciamo raccontare a lui: «Ho conosciuto, mio malgrado, un mondo nuovo. Ho scoperto che per guarire da questa malattia, per guarire davvero, c’è un’unica strada: il trapianto, perché tutte le altre terapie sono solo delle pezze che si mettono e che non risolvono la situazione. E proprio qui sta il problema».
Ovvero?
Per poter essere effettuato il trapianto di midollo osseo occorre trovare un donatore che sia compatibile con il ricevente: e il rapporto di compatibilità è di uno a centomila, nel senso che
per un donatore che va bene per me, ce ne sono centomila che non sono compatibili.
Quindi?
Quindi è necessario fare informazione, trovare sempre nuovi donatori: tutti possono farlo e tutti dovrebbero farlo. E proprio in questo senso si inserisce la nostra bella storia.
Ce la racconti.
Io sono un uomo nato e cresciuto con la pallacanestro. E la pallacanestro ora si sta mobilitando, dopo che la mia vicenda è stata conosciuta da tutti: si è messo in moto un passaparola meraviglioso, che quasi mi spaventa. Tutto il basket varesino sta scendendo in campo, e tantissimi giocatori stanno diventando donatori Admo.
Per esempio?
Due nomi? Meneghin e Pozzecco: lunedì prossimo saranno al nostro centro per il primo prelievo, e diventeranno ufficialmente donatori. E con loro tantissimi rappresentanti del mondo della pallacanestro varesina: praticamente tutta la squadra del Gazzada, per esempio, con i giocatori che hanno portato anche le loro mogli.
Oppure Mario Di Sabato, storico playmaker delle nostre serie minori e oggi allenatore al Daverio.
Diventano donatori, perché?
Perché mi conoscono, ma soprattutto perché è giusto. Ed è necessario fare una corretta informazione per sfatare delle convinzioni sbagliate: la donazione non è qualcosa di doloroso o
di rischioso, anzi. Per diventare donatori è sufficiente un semplice prelievo, e si viene inseriti nella banca dati dell’Admo: quando si trova qualcuno compatibile con noi, si viene chiamati per la donazione che è un processo semplice e assolutamente sicuro.

Francesco Caielli

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